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giovedì 11 settembre 2014

Talk Show Formazione - Parte 1/2

Di Renato Dapero

UNA LINEA PER MOTIVARE E PROMUOVERE L'INTEGRAZIONE PROFESSIONALE


4 aprile 2013, Auditorium di Piacenza Expo, ore 9,30 circa.

Parte il 1° Meeting delle Professioni Sociosanitarie, la due giorni di studio e convegni che tanto ha fatto sperare e soffrire la nostra associazione. La prima manifestazione è sul tema della formazione, un Talk Show, ovvero un dibattito informale alla ricerca di una linea per motivare e promuovere integrazione professionale in un periodo di crisi con conseguente contrazione delle risorse disponibili per i servizi assistenziali.


Ho condotto questo momento di confronto con una certa emozione, sia perché era il mio impegno di apertura nella più grande e intensa  manifestazione che la nostra associazione abbia mai organizzato sia per il ruolo e la qualità culturale degli interlocutori che si trovavano a discutere.

Docenti di cattedre importanti come il Professor Adriano Pessina (Ordinario di Filosofia Morale all’Università Cattolica di Milano) e il Professor Gianpaolo Ceda (Direttore della scuola di specializzazione in geriatria dell’Università di Parma), altri esperti con posizioni di responsabilità come la dott.ssa Paola Siri (Presidente del Coordinamento del collegio IPASVI dell’Emilia Romagna) e rappresentanti di associazioni come Franco Iurlaro (ANSDIPP), Luca Degani (UNEBA) e Irene Bruno (ANASTE) tutti con esperienze di docenza universitaria o di attività formative.

Un parterre davvero ben assortito!


Partendo dal problema della limitatezza delle risorse la discussione ha avuto inizio con una domanda al Professor Ceda. 


Nel percorso di preparazione dei medici si dà spazio al problema della limitatezza delle risorse?


Il professore ammette che la risposa è complessa: non sarebbe corretto un discorso meramente economico. In un periodo un cui ci sono sempre più anziani e sempre più anziani fragili siamo in emergenza sanitaria e nostro compito è creare dei professionisti capaci di capire qual è il fenomeno attuale riferito alla gestione della cronicità.

In sostanza la posizione del professore è che una buona formazione geriatrica - non solo ai medici, ma a tutte le professioni sanitarie - porta a dei risvolti estremamente positivi nella compressione della morbilità e nella prevenzione della perdita dell’autosufficienza, elemento che grava maggiormente sui costi del Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta della riduzione delle spese come conseguenza dell’aver creato dei buoni professionisti capaci di prendersi cura delle persone anziane migliorandone il percorso gestionale. L’ottimizzazione dei percorsi gestionali nasce dalla cultura sviluppata durante la formazione di tutte le professioni sanitarie.

Alla stessa domanda la Dottoressa Siri pur riconoscendo che la formazione del professionista può aiutare a superare la crisi si dichiara meno ottimista del professore.





Come infermieri, noi questa crisi la stiamo subendo. Non riusciamo ad affrontarla anche se ci hanno insegnato a saper definire le priorità, ma l’attuale situazione va ad incidere su una parola chiave: la motivazione. 
Dice che al di là del fatto che gli operatori siano preparati o meno sono però fondamentalmente demotivati e ciò crea un problema che invoca l’unione di tutte le forze al fine di affrontare la crisi senza che il servizio perda in qualità.

Viene coinvolto nella discussione anche il Professor Pessina con invito a sciogliere un dubbio in premessa e cioè se gli studi del filosofo oggi siano condannati o meno a rimanere tra le quattro mura dell’università. Il professore precisa che oltre ad esser ordinario di filosofia morale è da dieci anni direttore del Centro di Bioetica della Cattolica e in questo ruolo da anni svolge un compito formativo anche nei settori della medicina. Lo stereotipo della filosofia come riflessione di adepti deve essere smontato tenendo conto che lo studio filosofico, sin dalle sue origini, si è svolto a partire dalla riflessione sull'esperienza per cercare di chiarire il significato dell’esperienza stessa.

Riconosce che la filosofia ha degli strumenti concettuali ma sottolinea che in realtà tutti li hanno, con ciò ampiamente rispondendo su quale sia l’attualità del lavoro del filosofo che non vive quindi avulso dalla concretezza dei problemi pratici del mondo. Ricorda che per molti anni ha portato avanti un corso dal carattere innovativo sul disability manager sottolineando che quella della formazione è una questione fondamentale su cui però pochi vogliono realmente investire. Il punto decisivo del discorso del professore è che di formazione se ne parla ma al suo interno manca la capacità di innovazione. Si continuano a dire cose ormai “scadute” e si applicano concetti ampiamente superati. Ricorda che con le parole si definisce la realtà e a seconda di come vengono definite le cose si determinano i comportamenti. Non è la stessa cosa dire “un paziente”, “un malato” o “una persona”, la definizione non irrilevante perché dice il modo della relazione.

Le parole non sono innocenti, a volte possono far del male.
Pone molta forza sul punto che troppo spesso siamo abituati a pensare agli altri quando diamo una definizione dell'uomo, ma bisogna riflettere che dando una definizione sull'uomo la diamo su noi stessi. Ecco un elemento di innovazione sugli strumenti concettuali coi quali si deve pensare l’uomo. Così
Quando si parla della malattia e del tempo della malattia e delle relazioni difficili non partiamo necessariamente dagli altri ma dobbiamo pensare che possiamo essere noi in quelle condizioni.
Ultimo importante richiamo del prof. Pessina è sul concetto di disabilità spesso utilizzato in modo pietistico e non in modo tecnico. Occorre ricordare che la disabilità non indica la patologia e neanche il paziente ma indica la relazione tra un soggetto che ha una patologia e l’ambiente. Bisogna tener presente che la disabilità può cambiare a seconda delle relazioni che verranno instaurate. L’idea portante oggi nella formazione è che gli elementi coi quali si cambia la qualità della vita siano due o forse tre: in primis il fattore medico, ma altrettanto indispensabile è il fattore ambientale. Il terzo elemento fondamentale è che ci si deve prendere cura di chi cura gli altri per aspirare a produrre una buona assistenza.
La qualità della vita altrui dipende anche dalla qualità della nostra vita.


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