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venerdì 1 agosto 2014

Come affrontare i problemi della malnutrizione nell’anziano con un nuovo approccio culturale - Parte 1/2

Di Riccardo Rossi

Appunti della lezione magistrale del prof. Gianpaolo Ceda tenuta a Piacenza il 4 aprile 2013


La lectio magistralis tenuta dal Professor Ceda ha il pregio di mettere in luce, puntualmente e con efficacia, il problema sempre più frequente della malnutrizione tra gli anziani - o meglio, i problemi, più che mai d’attualità in virtù delle condizioni della popolazione over 65, in relazione a fattori clinici, psicologici e sociali. Il professore ha indagato cause, conseguenze e possibili percorsi per avvicinarsi alla soluzione di tali problematiche. Il professor Ceda parla di malnutrizione innanzitutto in relazione agli ospedali, in cui il problema non è affrontato spesso e ampiamente come dovrebbe; ma quello che dice è tanto più valido per chi deve prendersi cura a lungo di una persona che necessita di aiuto più o meno costante - anche perché curarsi o meno di questo problema può produrre conseguenze negative o positive sia sui soggetti in questione che su chi è loro d’ausilio.


Controllare che una persona anziana
affidata a tempo pieno o meno alle nostre attenzioni significa, sul medio e lungo periodo, vedere cambiamenti positivi in direzione di una maggiore autonomia di quella persona; significa rendere meno oneroso il lavoro dei care givers, più piacevole il tempo speso per compierlo e più efficaci e visibili i suoi riscontri positivi. Il gruppo di ricerca di cui il professore fa parte ha partecipato attivamente alla realizzazione di una manifestazione che pone al centro della propria attività la sensibilizzazione del pubblico e degli addetti ai lavori, il Nutrition Day.

Premettiamo, naturalmente, che le informazioni e i suggerimenti dati nel corso della lezione sono validi non soltanto per i soggetti anziani: una corretta alimentazione è un’arma vincente da usare per difendere la salute di persone di ogni età, e il tempo non fa altro che aumentarne la rilevanza. Ma torniamo a parlare della malnutrizione riferita in particolare agli anziani. Gravi conseguenze per la salute e l’autosufficienza sono causate sia dall'eccessivo apporto calorico sia Corretta alimentazione importante per tutti 19 da un’alimentazione insufficiente, e in particolar modo dalla scarsa assunzione da parte dei soggetti anziani dei macronutrienti e dei micronutrienti necessari a una vita il più possibile sana e attiva; dove ricercare l’origine di tali problemi? Un ruolo non indifferente è ricoperto dalla mancanza di informazione, ma anche dalla mancanza di attenzione - di un’attenzione che si traduca in soluzioni operative - che coinvolge addirittura le istituzioni addette alla cura della salute dei soggetti.

In più ambienti è necessario che la corretta nutrizione smetta di rappresentare un problema collaterale, per diventare materia cui ciascuno dia il giusto peso e aspetto cruciale del benessere delle persone, considerata la sua importanza cruciale non solo, ma in special modo tra gli anziani, che da essa possono trarre una vita e una quotidianità migliori, prevenendo . Le cause di una scorretta nutrizione sono molteplici, e l’intervento del Professor Ceda non manca di sottolineare quelle più legate alla vita quotidiana, all'aspetto psicologico e sociale. Questo è vero in particolar modo per gli anziani che si trovano in situazioni di isolamento, totale o parziale, a cui l’aiuto necessario non è garantito, in un contesto sociale in cui le esigenze familiari e lavorative della popolazione adulta spesso riducono drasticamente le possibilità di dedicare tempo all'assistenza alle persone vicine; la malnutrizione è una realtà difficilmente evitabile per chi ha difficoltà a fare la spesa da solo, a cucinare i propri pasti, persino ad aprire i contenitori degli alimenti; inevitabilmente, gli ostacoli che la vita ci pone davanti condizionano il modo in cui ci nutriamo, sempre di più con lo scorrere del tempo.


Concorrono in senso negativo sull'autonomia dell’anziano, tra gli altri fattori, patologie frequenti come l’artrite, l’artrosi e l’ipertensione. Molto più spesso di quanto ci aspetteremmo difficoltà di questo tipo conducono a un’alimentazione scoordinata, se non alla rinuncia a pasti adeguati e quindi a un giusto apporto calorico, con conseguenze di notevole gravità. Sebbene gli interventi di cura non vadano sottovalutati, la prevenzione ha un ruolo determinante: la strada che appare meglio percorribile è quella degli interventi prescrittivi volti a formare, sia negli anziani sia in chi li assiste, la capacità di non sminuire la relazione tra il cibo e il nostro corpo, cambiando anche, e forse soprattutto, la nostra “cultura dell’alimentazione”. Questo è uno dei principali strumenti per allungare la vita e prevenire fattori di rischio, in particolar modo cardiovascolari. Il professore durante l’esposizione ha analizzato i cambiamenti che hanno coinvolto in tempi recenti la classica rappresentazione di una corretta alimentazione tramite l’immagine della piramide alimentare, presentando una differente immagine ora utilizzata, che richiama un piatto e mostra le proporzioni tra i diversi alimenti da consumare nei singoli pasti; un concetto anche più vicino alla spontanea concezione delle persone rispetto al loro fabbisogno di cibo. Non sfugge, tra i vantaggi, la potenzialità di una maggiore semplicità di fruizione da parte dei singoli individui di una scienza complessa ma che riguarda ognuno di noi.


Viene ribadita l’importanza di un consumo regolare di pesce, di alimenti ricchi di fibre; così come quella di un non eccessivo dosaggio di sale, di una consistente quantità di frutta e vegetali (circa la metà del “piatto”), di un giusto apporto di proteine, cereali e così via, senza dimenticare il ruolo benefico svolto da un “piattino” - seguitando a lasciarci condurre da questa immagine - di latticini sulla salute (in particolare quelli con un basso contenuto di grassi saturi, come si può intuire): gli effetti positivi vanno dalla riduzione del rischio di contrarre il diabete di tipo due, di incorrere in ictus cerebrali o in casi di cardiopatia ischemica.



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